I virus dell'influenza aviaria, una minaccia nascosta: possono colpire dove meno te lo aspetti

Se avete una fattoria o amate il latte fresco, tenete gli occhi aperti: un'influenza aviaria sta colpendo anche i bovini. Non fatevi sorprendere e scoprite cosa sta succedendo nel mondo dell'allevamento e quali rischi comporta per la sicurezza alimentare.

Negli ultimi tempi si è verificata una situazione piuttosto allarmante nelle fattorie degli Stati Uniti. Più di 135 aziende agricole hanno segnalato casi di influenza aviaria H5N1, che non solo colpisce uccelli ma ora anche il bestiame da latte. È un virus che fa discutere: alcuni bovini non mostrano sintomi, mentre altri hanno la febbre e mangiano di meno, influenzando così la loro salute e la quantità di latte che producono. Il fatto che questo virus possa passare attraverso il latte pone svariati interrogativi in termini di salute e sicurezza alimentare.

Si scopre sempre qualcosa di nuovo sulla trasmissione del virus. Un articolo apparso sul giornale Emerging Infectious Diseases ha portato alla luce la possibilità di trasmissione tra le mammelle delle mucche. Standingsentiti, eh? Il virologo Richard Webby dice che pure il virus gira nelle vie respiratorie dei bovini, non sembra però che si sparga per aria. Ci vuole un contatto diretto con le parti del corpo che producono latte.

Qual è l'impatto dell'H5N1 sul bestiame e cosa significa per la sicurezza alimentare?

C'è stato uno studio che ha preso in esame gli effetti dell'H5N1 sui topi e i furetti, usando un tipo di virus preso da una mucca del New Mexico. Guarda un po', il virus si è diffuso in varie parti del corpo dei poveri roditori, anche nel cervello, e ha raggiunto le ghiandole mammarie. Addirittura, si è visto che nei topi il virus passava ai piccoli tramite il latte materno. Ma sembra che il virus non si sparga tanto nell'aria.

Questo ci fa pensare su come potrebbe influenzare noi umani. I responsabili della sanità dicono che il rischio per la gente è ancora basso, ma chi lavora nelle fattorie potrebbe correre più pericoli. Dunque, meglio lasciar stare il latte crudo e affidarsi a quello pastorizzato che si trova al supermercato, perché la pastorizzazione ammazza il virus.

Facciamo attenzione alle nuove variazioni del virus

Gli scienziati stanno sempre con gli occhi aperti, soprattutto pensando che il virus potrebbe cambiare. Le cellule dei bovini hanno dei "ricettori" che teoricamente potrebbero permettere ai virus degli uccelli e agli umani di mischiarsi e creare nuovi tipi influenza. Se questo succedesse, cambierebbe il rischio per noi umani, quindi bisogna continuare a studiarlo.

Fino ad ora, gli americani che hanno preso questo virus non hanno avuto grandi problemi, ma erano a contatto diretto con gli animali ammalati. Le autorità dicono di fare attenzione e di seguire le regole a tavola. Hanno ragione a essere prudenti e noi dovremmo stare all'erta e seguire i consigli degli esperti.

L'articolo qui sopra vi dice cosa sta succedendo, come ci proteggiamo e perché è importante continuare a capire meglio questo virus. Così staremo tutti un po' più tranquilli, soprattutto chi lavora tra mucche e caprette.

E voi come vi comportate di fronte a novità del genere? Siete da quelli che seguono tutte le regole sul cibo o non cambiate abitudini? Avete mai messo piede in una fattoria e siete curiosi di come si affronta questa storia dell'influenza tra i bovini?

"La natura è implacabile e sempre viva, e sempre riprende le sue creature e le sue leggi e le oppone senza pietà al nostro spirito di esclusione." Così scriveva il poeta Giacomo Leopardi nel suo Zibaldone, e queste parole sembrano echeggiare sinistramente nella nostra attualità. L'epidemia in corso di H5N1, che ha colpito gli allevamenti di bestiame negli Stati Uniti, ci ricorda quanto delicato sia l'equilibrio tra uomo e natura e quanto imprevedibili siano le sfide che ci vengono poste.

La scoperta che il virus può trasmettersi tramite il latte e che ha la capacità di diffondersi in organi vitali come il cervello e il cuore, sia nei bovini sia in altri animali come topi e furetti, suona come un campanello d'allarme. È un monito a non abbassare la guardia, a riconsiderare le nostre abitudini di consumo e soprattutto a riflettere sulla sicurezza dei processi che portano i prodotti dalla fattoria alla tavola.

La situazione ci pone di fronte a un rischio forse ancora contenuto, ma non per questo meno preoccupante. La possibilità che i bovini diventino un crogiolo per la formazione di nuovi ceppi influenzali capace di colpire l'uomo è uno scenario da non sottovalutare. In un mondo sempre più interconnesso, il rischio di pandemie è un argomento che non può essere ignorato. La prevenzione, la sorveglianza e la ricerca devono essere i nostri alleati per prevenire che la profezia di Leopardi diventi una realtà ancor più inquietante.

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