Le dighe che plasmano i paesaggi americani sono davvero così sicure come pensiamo? Continuano a sorgere domande sulla loro affidabilità in seguito a condizioni meteorologiche estreme e alla vetustà delle strutture...
Le dighe negli Stati Uniti stanno diventando sempre più una fonte di preoccupazione. Specialmente nel Midwest, dove le sfide si fanno più ardue con l'intensificarsi del clima. A darne una panoramica è il Quinto Rapporto Nazionale sul Clima, che ha segnalato un incremento delle precipitazioni annuali compreso tra il 5 e il 15 percento fino al 2021 rispetto i dieci anni passati. Conseguenza diretta: situazioni allarmanti che hanno coinvolto dighe in 30 casi di cedimenti o quasi fallimenti dall'età del 2018.
Con un'età media superiore ai 60 anni, queste strutture soffrono spesso di problemi come l'accumulo di sedimenti. Un esempio lampante è la diga di Rapidan, la quale, forte dei suoi 114 anni, ha mostrato chiari segni di erosione. Il potenziale di rischio qui è etichettato come "significativo", mentre la condizione fisica della diga è descritta come "povera" dall'Inventario Nazionale delle Diga.
Le insidie dietro la sicurezza delle dighe americane
La situazione non è delle migliori, come rivela un'analisi di Inside Climate News. Pare che intorno a 4.100 dighe siano in uno stato di manutenzione discutibile, presentando un evidente rischio. Nei singoli stati di Minnesota, Wisconsin e Michigan, quasi 200 dighe mostrano segni di deterioramento; di queste, 13 hanno un alto rischio di procurare danni in caso di fallimento, nonostante le condizioni precarie in cui si trovano.
Erin McCombs, esperta in conservazione per American Rivers, ha rilevato quanto sia vitale prevenire disastri connessi alle dighe in condizioni critiche. Ma una cosa va detta chiaro e tondo: verificare sempre le condizioni e i pericoli legati a queste dighe attraverso canali ufficiali per avere informazioni attendibili.
Finanziamenti e tattiche di gestione per le dighe
Il Congresso degli Stati Uniti ha staccato un assegno di 2,7 miliardi di euro banditi nel pacchetto Infrastructure Investment and Jobs Act del 2021, dedicato a progetti legati alle dighe. Tali risorse sono destinate tanto alla riparazione quanto alla dismissione di dighe, dando priorità a quelle per cui la manutenzione sarebbe economicamente insopportabile per la comunità locale.
A fare da esempio è la città di Ypsilanti, in Michigan, che ha deciso di smantellare la diga di Pen, vista la sostenibilità a lungo termine di questo percorso. Altri casi simili riguardano la rimozione delle dighe di Trowbridge e Manistique, la cui esistenza rischia di impattare sull'ambiente e sulla sicurezza pubblica.
Va però ribadito che ogni decisione sulla gestione delle dighe deve passare attraverso un'analisi dettagliata e in osservanza delle norme in vigore, al fine di tutelare la sicurezza e il benessere delle comunità.
Il quadro generale che si delinea per le infrastrutture delle dighe negli USA, soprattutto quelle collocate nel Midwest, è tanto complesso quanto delicato. La vetustà delle strutture e le mutate condizioni climatiche rappresentano rischi znaczące. Nonostante tutto, non mancano iniziative e finanziamenti per fronteggiare la situazione e migliorare la sicurezza delle dighe. L'adozione di misure concrete per le dighe non più efficienti, come rimozioni o riparazioni, si rivela cruciale per la salvaguardia delle comunità e dell'ambiente naturalistico. Serve un'azione congiunta e metodica da parte di tutti gli attori sul territorio, inclusi supporto finanziario e responsabilità aziendale, senza dimenticare l'importanza di una chiara comunicazione e di un impegno costante nel tempo.
E voi, lettori, quali idee avete sul futuro delle dighe in declino? Avete mai avuto a che fare con queste enormi opere ingegneristiche o abitate nelle loro vicinanze?
"La natura è un tempio in cui pilastri viventi a volte emettono parole confuse; l'uomo vi passa attraverso foreste di simboli che lo osservano con sguardi familiari." - Charles Baudelaire.
Queste parole del poeta francese Baudelaire ci ricordano quanto sia profonda e intrinseca la connessione tra l'uomo e la natura. Eppure, sembra che questa relazione sia spesso dimenticata quando si tratta di gestire le infrastrutture che interagiscono con l'ambiente naturale. Il caso degli sbarramenti negli Stati Uniti, molti dei quali in condizioni precarie e potenzialmente pericolosi, è emblematico di una crisi annunciata, un monito che non possiamo più ignorare.
La situazione critica delle dighe americane ci parla di un passato industriale che non ha saputo guardare oltre la sua durata utile, e di un presente che si trova a fare i conti con il rischio di catastrofi ambientali e umane. Non è solo una questione di sicurezza, ma anche di responsabilità verso le generazioni future.
Il Midwest, con i suoi quasi 200 sbarramenti in cattive condizioni, rappresenta un microcosmo di una problematica più ampia. Siamo di fronte a una scelta cruciale: continuare a mettere "pezze" a un sistema obsoleto o prendere decisioni lungimiranti che possano garantire un futuro più sicuro e sostenibile.
In Italia, dove la gestione del rischio idrogeologico è altrettanto critica, dobbiamo prendere esempio dalle difficoltà altrui per anticipare e prevenire. Non possiamo permetterci di attendere che l'inevitabile accada. È il momento di agire, di riconsiderare il nostro rapporto con la natura e di ripensare le nostre infrastrutture in modo che possano essere al servizio dell'uomo senza diventare una minaccia. La natura è un tempio, ma è anche un maestro severo: ignorarne