Il dibattito è acceso e le opinioni sono diverse: i videogiochi sono un semplice passatempo innocuo o possono nascondere insidie per il nostro benessere? Una recente ricerca potrebbe gettare nuova luce su questo tema.
Il fascino dei videogiochi è innegabile e con la pandemia di COVID-19, la loro presenza nelle nostre vite è stata ancora più marcata. Ma cosa accade realmente nella mente e nelle abitudini di chi passa ore a giocare?
Nel vasto universo accademico, gli studiosi si stanno interrogando proprio su questo: come influenzano i videogiochi la psiche umana? Il dibattito è intricato e non mancano posizioni contrastanti: da una parte, gli allarmi su possibili dipendenze; dall'altra, gli elogi per i benefici cognitivi e sul benessere che i giochi potrebbero apportare.
Uno scoglio notevole per sciogliere questa matassa è il contesto degli studi: per essere davvero significativi, bisognerebbe osservare i giocatori nel loro habitat naturale, ovvero la vita di tutti i giorni, non in ambienti asettici e artificiali. Qui entra in gioco la pandemia, che ha stravolto le routine di milioni di persone, facendoci rivolgere ancora più massicciamente verso il digitale.
La Ricerca sui Videogiochi Durante la Pandemia
Chi l'avrebbe mai detto che una situazione delicata come quella sanitaria globale avrebbe causato una corsa all'oro digitale? Console come la PlayStation 5 sono diventate un miraggio, tanto che in Italia si è dovuto ricorrere a sistemi di lotteria per assicurarsi la propria unità. Da questo momento storico particolare, alcuni ricercatori, Emakami in testa, hanno colto la palla al balzo per scendere in campo e osservare da vicino l'impatto del gaming su chi, nella quotidianità pandemica, cedeva al richiamo del joystick.
Effetti dei Videogiochi sulla Vita Quotidiana
Prima di lanciarsi in proclami, però, piccolo campanello d'allarme: prendere per oro colato ogni ricerca potrebbe essere prematuro. Studi e indagini sull'argomento sono in costante evoluzione e non sempre certificati al 100%. Se si vogliono esplorare i risvolti più oscuri legati al mondo dei videogiochi, meglio procedere con cautela, avvalendosi del noto "se", compagno fedele del condizionale.
Gli effetti dei videogiochi sulla vita quotidiana, specialmente sulla salute psicologica durante un periodo tanto unico quanto quello della pandemia, rimangono uno dei capitoli più affascinanti della ricerca contemporanea. Il team di Emakami ci sta mettendo del suo per partire dai dati di questi giorni così particolari e scavare fino al nocciolo della questione.
La ricerca in atto si muove lungo una linea sottile, cercando di capire se tra una partita e l'altra emergono rischi o se, al contrario, possiamo raccogliere qualche beneficio. E, come in ogni indagine che si rispetti, l'onestà intellettuale e il senso di responsabilità nell'interpretare e diffondere i risultati sono di casa.
Dunque, mentre la scienza continua a sondare il territorio digitale, una curiosità ci solletica: sei uno dei pochi eletti che, tra un lockdown e l'altro, è riuscito ad accaparrarsi una PS5 o anche tu hai dovuto gestire l'attesa con pazienza stoica?
"Non si ferma a pensare chi segue la via del gioco", recita un antico proverbio italiano, e mai come in questi tempi di pandemia i videogiochi hanno rappresentato una via di fuga, una valvola di sfogo per molti. La ricerca di Emakami apre una finestra sui benefici che i videogiochi possono apportare nella vita di tutti i giorni, al di là degli ambienti asettici dei laboratori. La pandemia ha costretto milioni di persone a reinventare il proprio tempo libero, trovando in questi mondi virtuali non solo un passatempo, ma una forma di socializzazione e, per alcuni, un miglioramento delle proprie capacità cognitive. Tuttavia, è impossibile ignorare l'altra faccia della medaglia: la dipendenza e l'isolamento che possono scaturire da un uso eccessivo. Come in ogni aspetto della vita, la chiave sta nel bilanciamento e nella consapevolezza. La lotteria per la PS5, paradossalmente, ha creato una separazione netta tra chi aveva accesso a questa "fuga" e chi no, mettendo in luce le dinamiche di inclusione ed esclusione anche nel mondo digitale. La pandemia ci ha insegnato che il gioco, nella sua accezione più ampia, è un bisogno umano fondamentale, ma come per ogni bisogno, la sua soddisfazione non deve mai tramutarsi in dipendenza.