È mai possibile che quel che pensiamo e sentiamo derivi da qualcosa di più intricato dei soli segnali elettrici del nostro cervello? La scienza si arrovella su domande che potrebbero ribaltare la nostra visione della realtà, e le risposte potrebbero lasciarti di stucco.
La coscienza umana ha sempre stuzzicato la curiosità di chi si perde nelle riflessioni profonde sull'esistenza. Fin dai tempi di René Descartes, con la sua massima "Penso, dunque sono", si è intuito quanto la consapevolezza di sé sia fondamentale per poter affermare la nostra presenza nel mondo. I boffins delle neuroscienze non stanno certo con le mani in mano e cercano di spiegare la coscienza come se fosse una sorta di teatro di luci elettriche che brillano nel nostro cranio. Però, diciamocelo, capire davvero cosa accade lì dentro sembra un rompicapo che richiede più di una testa.
Da sempre, la scienza ha dato la caccia ai segnali elettrici nel nostro cervello per carpire i segreti della coscienza, mettendoli in relazione con le nostre emozioni e i pensieri che ci son proprio personali. E adesso, con la intelligenza artificiale che inizia a imitarci, ci si mette a riflettere sui confini sottili tra le nostre teste e i circhips dei computer.
La caccia ai segnali del cervello
Sì, le neuroscienze sembrano fare passi da gigante quando si parla di intercettare i battiti elettrici del cervello e collegarli a quando ci sentiamo svegli e coscienti di noi stessi. C'è chi pensa che forse, un giorno, si potrà addirittura ricostruire la coscienza con degli artifici, riproducendo i meccanismi del nostro encefalo.
Ma ecco che s'incrociano i guai. Perché se proviamo a spiegare i nostri stati d'animo solo con la neurobiologia, ci manca qualcosa. La vera sfida è capire come diavolo quei segnali si trasformano nelle esperienze che viviamo ogni giorno.
La coscienza... quantistica?
E poi c'è chi va oltre, con la coscienza quantistica che sbuca fuori e lancia l'idea che gli strani scherzi del mondo quantistico, lo stesso di particelle e onde che non stanno mai fermi, influenzino come ci sentiamo e pensiamo. La biologia quantistica ci ha già mostrato che questa roba delle quantità (o qualcosa del genere) ha a che fare con cose reali come la fotosintesi e le magie che fanno gli enzimi nelle nostre cellule.
Questa teoria ancora si fa un sacco di domande e aspetta che qualche esperimento le dia una pacca sulla spalla. Però, cosa ci dici se in realtà la coscienza non dipendesse solamente dalle reti neuronali ma anche da queste storielle quantistiche? Magari sarebbe l'inizio di un'amicizia tra il nostro cervello e i computer, che altrimenti ci rimangono un po' indigesti.
Allora, cosa ne pensi di questa storia che si snoda tra filosofia e scienza, con la nostra vecchia conoscenza Descartes da un lato e la rocambolesca coscienza quantistica dall'altro? È chiaro che non ci annoiamo quando scaviamo nel mistero di come funzioniamo lassù in testa. E vedere che la soluzione potrebbe essere nascosta in quel mondo bizzarro, quantistico, ce la fa vedere tutta sotto una nuova luce.
Dai, ora tocca a te: sarà questa fisica quantistica a darci le chiavi di lettura per svelare l'enigma della consapevolezza, o resterà appannaggio unico del cervello e dei suoi grovigli neuronali? Insomma, cosa te ne pare di tutta questa faccenda?
"Non basta avere l'ingegno, bisogna anche applicarlo", sosteneva Cartesio, e mai come oggi questa massima pare adattarsi perfettamente alla sfida che la scienza moderna si trova ad affrontare: comprendere la coscienza. La ricerca neuroscientifica, armata di tecnologia avanzata e di una conoscenza sempre più approfondita del cervello, si scontra con un muro di complessità quando tenta di spiegare cosa renda la materia grigia non solo viva, ma cosciente. Se è vero che i segnali elettrici e le emozioni possono essere mappati e forse riprodotti, la coscienza quantistica apre un nuovo capitolo, più oscuro e affascinante. I fenomeni quantistici, che sembrano governare la natura a livelli impensabili, potrebbero essere la chiave di volta per decifrare il mistero della consapevolezza. Ma attenzione: non è detto che la capacità di comprendere ci renda capaci di replicare. L'intelligenza artificiale, per quanto possa imitare i nostri schemi cerebrali, potrà mai essere davvero "cosciente"? O ci troviamo di fronte a un paradosso che solo l'umiltà della ricerca scientifica, unita alla filosofica accettazione dei limiti umani, potrà forse un giorno risolvere? Nel frattempo, ci resta la meraviglia di fronte a un universo che, anche nelle sue più piccole cellule, sembra danzare al ritmo insondabile della meccanica quantistica.